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Linee guida per una normativa nazionale sulla corretta convivenza dell'uomo con il cane e la prevenzione di episodi di aggressione canina - (18 Nov 2003)

convivenza tra uomo e cane

( foto di Federico Vinattieri per difossombrone.it )

Queste linee guida rappresentano una sintesi della posizione assunta dai medici veterinari sull'utilità e sulla sicurezza della convivenza tra l'essere umano ed il cane.
L'A.N.M.V.I. le ha realizzate sulla base del lavoro svolto da apposite Commissioni della F.N.O.V.I. (Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari), della S.I.S.C.A. (Società Italiana Scienze Comportamentali Applicate) e dell'A.N.M.V.I stessa, oltre che con il contributo di numerosi medici veterinari che sono intervenuti su questo argomento.

Premessa
La professione veterinaria, che per sua stessa natura è deputata a tutelare sia la salute ed il benessere degli animali che dell'uomo, difende con estrema determinazione la validità del rapporto tra l?essere umano ed il cane; esso deriva da una storia antica di decine di migliaia d'anni nei quali si è determinata tra di loro una profonda simbiosi. Di questa convivenza biologica ne traggono beneficio milioni di persone di tutte le età che trovano nel cane un compagno di vita quotidiana sincero e fedele, che sa ricondurli ad un rapporto positivo con la natura e che sa donare un affetto disinteressato e prezioso.
La polemica sui cani pericolosi, che irresponsabilmente alcuni mezzi d'informazione hanno ingigantito facendo travisare le reali proporzioni del fenomeno, ha spinto diverse autorità pubbliche, locali e nazionali, ad emanare provvedimenti allarmanti e repressivi, più impulsivi che scientificamente fondati; tutto ciò ha provocato gravi danni alla serenità del positivo rapporto dell'uomo con il cane.
Episodi deplorevoli di aggressioni alle persone sono dipesi dal possesso disinformato o irresponsabile di cani tenuti senza conoscere le elementari norme di comportamento e spesso in ambienti degradati o da persone incapaci od emarginate; questi episodi, invece di essere ricondotti alla loro reale proporzione nell'ambito degli oltre sei milioni di cani che vivono nel nostro Paese, sono stati falsamente additati come una situazione diffusa, esaltando così le fobie delle persone zoointolleranti che non sanno apprezzare la presenza del cane o di altri animali nella nostra società. Di riflesso, questa situazione ha gravemente penalizzato tutti quelli che invece vivono positivamente, ogni giorno, una serena convivenza con gli animali.
A causa, pertanto, di alcune persone impreparate od irresponsabili sono stati penalizzati milioni di persone senza alcuna colpa. Per quanto sia assolutamente condivisibile prevenire il più possibile il verificarsi di episodi di aggressione canina, soprattutto attraverso l'educazione delle persone al possesso responsabile dei loro cani e dei cani stessi ad un comportamento "civile", è altrettanto sentita la necessità di non stravolgere con norme pesantemente restrittive la serena convivenza tra l'uomo ed il cane; convivenza tra l'uomo ed il cane; convivenza che la stragrande maggioranza di chi possiede un cane vive da anni serenamente, con un senso di responsabilità e di civiltà di cui la professione veterinaria è testimone autorevole.
Tutte queste persone costituiscono l'esempio da seguire per codificare il comportamento civile che deve avere chiunque possieda un cane. Quest'aumentata consapevolezza ad una corretta gestione del cane ha già dato risultati positivi, con la costante diminuzione degli episodi di aggressività che si registra ormai da diversi anni e che i mass media non hanno saputo cogliere.
La normativa nazionale che i medici veterinari intendono proporre al legislatore deve quindi prima di tutto valorizzare il ruolo sociale della relazione dell'uomo con gli animali in generale e con il cane in particolare, e non limitarla od ostacolarla in alcun modo, richiedendo poi il rispetto di una correttezza di comportamenti legati al possesso responsabile del cane.
La prevenzione degli episodi di aggressività canina deriverà dalla diretta responsabilizzazione dei proprietari dei cani, dalla loro educazione, dalla repressione dei loro comportamenti illeciti, oltre che da un controllo a monte sull'allevamento, la selezione, la vendita e l'addestramento dei cani, senza dover ricorrere a pesanti norme restrittive che colpiscano indiscriminatamente tutti i cani ed i loro proprietari.

Applicazione dell'anagrafe canina
L'anagrafe canina, istituita dalla Legge 281 del 14-8-1991 per il controllo della popolazione canina e per la lotta al randagismo, costituisce uno strumento fondamentale per la responsabilizzazione del possesso di un cane; nel momento infatti che ogni cane viene registrato a carico di una persona, questa ne diventa tutore responsabile. Questa legge è ancora largamente disattesa e necessita di un adeguato rilancio operativo e di rispetto da parte degli organi di controllo; è anche necessario modernizzare il sistema anagrafico con il ricorso diffuso all'identificazione elettronica con microchip, indolore ed inalterabile nel tempo, sostituendo il tatuaggio, fastidioso per il cane e facilmente deteriorabile ed alterabile, così come è necessaria l'istituzione di una banca dati nazionale, attualmente non prevista dalla normativa vigente.

Possesso responsabile del cane
Chiunque possieda un cane deve essere responsabilizzato singolarmente del comportamento del proprio animale, di cui è tenuto a conoscere la reattività e l'eventuale pericolosità e a mettere in atto tutte le misure necessarie per controllarla oltre che a garantirsi, se necessario, per la sua responsabilità civile.

Educazione e formazione
La conoscenza ed il rispetto dell'etologia del cane, della sua interazione con l'uomo e gli altri animali e del suo possesso responsabile devono essere oggetto di educazione fin dall'età scolastica da parte di medici veterinari, di materiale divulgativo distribuito alla popolazione a diversi livelli e diffuso anche dai mass media per raggiungere il maggior numero possibile di persone.

Sicurezza nei luoghi pubblici
Le misure previste dal Regolamento di Polizia Veterinaria, approvato con DPR del 8-2-1954 N. 320, e dall'Art. 672 del Codice Penale (omessa custodia e malgoverno di animali) sono già estremamente efficaci se fatte rispettare adeguatamente.

Socializzazione dei cani
Per favorire l'educazione del cane alla convivenza in ambito urbano dovrebbero essere attivati corsi di formazione di "cane buon cittadino" con relativi test di selezione, simili a quelli regolamentati dal 1989 negli Stati Uniti e riconosciuti con valore di legge anche in altre nazioni come il Canada, la Danimarca, la Svezia e la Finlandia; dovrebbe essere concesso, in deroga all'Art. 83 del Regolamento di Polizia Veterinaria, ai cani che superano tali test, nonché, per facilitarne la socializzazione intraspecifica, ai cuccioli al di sotto degli otto mesi, di accedere senza guinzaglio e museruola in appositi spazi verdi recintati e non attrezzati per bambini, e, ove questi spazi recintati non esistessero, in aree verdi non espressamente vietate ai cani e distinte da aree attrezzate per bambini.

Allevamento e vendita dei cani
Deve essere istituito un registro degli allevatori e dei rivenditori di cani affinché vengano garantite e fatte rispettare sia adeguate norme sanitarie che di rispetto etologico, comportamentale e di salvaguardia del benessere animale.
L'importazione di cuccioli dall'estero deve essere regolamentata al fine di garantirne il benessere psico-fisico, con limiti di età minima e rispetto delle condizioni di trasporto e custodia.

Selezione e addestramento dei cani
La selezione e l'addestramento dei cani devono garantire il loro benessere psico-fisico e devono esaltarne le qualità di equilibrio, di docilità e di socializzazione intra ed inter-specifiica.

Repressione degli episodi di aggressione canina
I servizi veterinari delle A.S.L. devono monitorizzare gli episodi di aggressione canina per individuarne e analizzarne le caratteristiche individuali ed ambientali. I cani segnalati alle A.S.L. per morsicature e aggressioni, sia meticci che di diverse razze, devono essere sottoposti a controlli periodici; in caso di dimostrata pericolosità dovranno essere sottoposti a misure più restrittive come l'obbligo contestuale di guinzaglio e museruola nei luoghi pubblici o aperti al pubblico: deve essere fatta salva la possibilità di revocare queste misure dopo idonea terapia comportamentale sotto controllo medico veterinario seguita dal superamento di un test di socializzazione e docilità, come quello del "cane buon cittadino", in grado di valutare la capacità di adattamento all'ambiente urbano e l'assenza di reazioni comportamentali indesiderate; i cani con ripetuti episodi di aggressione con lesioni a persone o ad animali devono poter essere sottoposti a sequestro se il proprietario non fosse in grado di garantirne la corretta custodia; deve essere ribadita la sanzione pecuniaria per i proprietari dei cani che hanno provocato lesioni da aggressione a persone o ad altri animali, allo scopo di favorire il possesso responsabile del cane ed il ricorso a corsi di educazione cinofila per prevenire comportamenti indesiderati.
Deve essere precluso l'acquisto e la detenzione di cani di qualunque razza o meticci a persone condannate per maltrattamento di animali.

Repressione delle lotte tra cani
Deve essere maggiormente indirizzata l'attenzione delle forze dell'ordine verso la criminalità che fomenta l'allevamento e l'addestramento di cani per i combattimenti clandestini, e che costituisce uno dei bacini di produzione di cani ad elevata pericolosità sociale che possono finire nelle mani di persone incapaci di gestirli o di persone che li utilizzano proprio a fini di offesa.

Discriminazioni razziali e criminalizzazione del cane
Non sono scientificamente accettabili le discriminazioni razziali dei cani per il loro potenziale comportamento. Per quanto le razze canine possiedano delle caratteristiche diversificate anche in relazione alla reattività ed alla socievolezza dei loro soggetti, l'eventuale pericolosità dei singoli cani è un fatto strettamente individuale, cui concorrono essenzialmente fattori ambientali e di selezione mirata ad esaltare l'aggressività; definire delle razze di cani come pericolose comporta inevitabilmente un appiattimento degli individui che vi appartengono secondo uno stereotipo dettato più dai rumori delle cronache che dalla conoscenza approfondita di ciascuna razza; alcune razze, ultimamente, sono state allevate e strumentalizzate da gente senza scrupoli al fine di selezionarne la reattività e l'aggressività, ma esistono individui delle stesse razze di comprovata socievolezza; le scelte razziali effettuate negli scorsi anni in diversi Paesi europei si sono dimostrate sbagliate e totalmente inefficaci nel ridurre l'incidenza delle aggressioni canine, sia per l'interesse deviato poi verso altre razze da parte dei malavitosi, sia per l'oggettiva difficoltà ad individuare le razze meno comuni da parte degli stessi organi di controllo.
Non deve inoltre essere creata una discriminazione dei cani sulla base della mole (peso e/o altezza) perché inevitabilmente penalizzerebbe anche tutti i cani socievoli, compromettendone il benessere e provocando grave disagio ai loro proprietari; una tale discriminazione sarebbe, inoltre, praticamente inapplicabile per la difficoltà di pesare o misurare i cani per la strada o per le prevedibili contestazioni che ne deriverebbero; l'impiego sistematico di mezzi coercitivi come la museruola verrebbe anche a penalizzare gravemente, dal punto di vista sanitario, cani con difficoltà respiratorie costituzionali (cani brachicefali) o acquisite, oltre che tutti i cani dal punto di vista della socializzazione.

Roma, 10 Novembre 2003

 

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