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Tutte le fasi della sperimentazione clinica di un farmaco

Se il composto in esame ha l'efficacia desiderata sul bersaglio farmacologico, e un accettabile grado di sicurezza per l'utilizzo, bisogna verificarne la reale tollerabilità ed efficacia sull'uomo (se a uso umano) o sull'animale (se a uso veterinario).

Sono previste ben cinque fasi importanti:
                                                                               

  • fase 1 farmacologia clinica;

  • fase 2 studio di efficacia;

  • fase 3 studio multicentrico;

  • fase 4 studio dopo la commercializzazione;

  • fase 5 pubblicazione.

1 . La farmacologia clinica

Lo scopo di questa fase della sperimentazione è quello di fornire preliminari elementi per una valutazione della sicurezza del principio attivo per accertare la tolleranza dell'organismo rispetto al principio attivo. Per questo è necessario richiedere l'autorizzazione alla sperimentazione dal Ministero della Sanità, e se il principio attivo non è mai stato sperimentato prima sull'uomo, anche il parere dell'Istituto Superiore di Sanità. Si seleziona un limitato numero di volontari sani (60 - 80), di sesso preferibilmente maschile (per evitare interferenze con il ciclo ormonale femminile) che sotto rigoroso controllo medico assumono dosi sempre più alte del farmaco in sperimentazione per testarne la tollerabilità. In questa fase vengono avviati gli studi sui meccanismi di farmacocinetica, farmacodinamica, metabolismo e biodisponibilità; si valutano anche i possibili effetti del farmaco a carico di altri organi e altre funzioni dell'organismo, i cosiddetti effetti collaterali: capita spesso infatti che un dato principio attivo agisca su più organi, a volte in modi diversi.
In questo stadio si apportano gli ultimi ritocchi alla molecola del principio attivo, sia in termini di composizione chimica che di processo di produzione: se dopo questa fase vengono apportate modifiche alla molecola e/o al processo produttivo, il prodotto viene sottoposto di nuovo a tutte le sperimentazioni precliniche e cliniche. Il motivo di questa disposizione è che variazioni anche minime al processo produttivo possono influenzare in modo imprevedibile il prodotto finale: è tristemente noto il caso del triptofano, un aminoacido essenziale: nel 1989 in seguito ad un nuovo metodo di purificazione della molecola adottato dal produttore, si verificarono alcune morti in seguito all'assunzione del farmaco: si scoprì che durante il nuovo processo, due molecole di triptofano potevano unirsi dando origine ad un composto velenoso, che era presente nel farmaco finale in concentrazione dello 0,1%.

2. Lo studio di efficacia

Terminata l'analisi farmacologica, si passa a determinare l'efficacia terapeutica del nuovo farmaco. In alcuni selezionati centri ospedalieri dotati di comitati etici di controllo, che devono autorizzare sia il protocollo generale di sperimentazione che ogni singolo passo della sperimentazione stessa, si realizza una serie di studi sul campo, che comprendono sia una ulteriore affinamento dell'analisi sulla tossicità e sugli effetti collaterali sia degli studi in doppio cieco su pazienti, per misurare di quanto l'effetto del nuovo farmaco sia superiore all'effetto placebo, considerato come una specie di "zero farmaceutico". Ogni paziente che partecipa alla sperimentazione deve essere informato puntualmente degli effetti del nuovo farmaco e dei potenziali rischi previsti, e firmare una dichiarazione di consenso informato.

3 . Lo studio multicentrico

Terminato lo studio dell'efficacia clinica del nuovo farmaco, si continua la sperimentazione allargando il numero di centri, cioè di ospedali e cliniche coinvolte, con l'obiettivo di confermare l'efficacia, affinare i dosaggi e la formulazione scelta, valutare il valore terapeutico, meglio definire il rapporto sicurezza efficacia, e superare il problema della variabilità individuale, cioè il problema delle possibili diverse reazioni su pazienti diversi. Terminata questa fase di sperimentazione si fa domanda di registrazione presso il Ministero della Sanità, per ottenere l'autorizzazione alla commercializzazione della nuova specialità farmaceutica (il medicinale vero e proprio).
Durante le prime fasi della sperimentazione clinica (fase III compresa), il farmaco non è ancora in vendita ma può essere usato soltanto negli ospedali e soltanto sui pazienti che partecipano allo studio.

4 . Lo studio condotto dopo la commercializzazione del farmaco

Anche dopo la commercializzazione il nuovo farmaco viene tenuto sotto controllo per rilevare effetti collaterali e/o problemi eventualmente sfuggiti ai test clinici precedenti, perché si manifestano molto raramente o a lungo/lunghissimo termine, o solo in condizioni particolari.
I medesimi obiettivi sono perseguiti dall'attività di farmacovigilanza; introdotta nel 1970 in Francia da un gruppo di tossicologi, ed accettata a livello mondiale negli anni '80.
Nel settembre del 2002, (con Circolare n.6, 2 settembre 2002) il Ministero della Salute ha regolamentato gli studi condotti dopo la commercializzazione del farmaco, definendo nuove entità denominate Studi Osservazionali. Si tratta di studi nei quali i farmaci vengono utilizzati secondo consuetudine ed acquistati dai Centri che partecipano alla sperimentazione. In tali studi vengono registrati alcuni parametri di particolare interesse per valutare meglio la tollerabilità, e in alcuni casi l'efficacia, del farmaco su grandi numeri di pazienti.

5 . La pubblicazione degli studi

Gli studi clinici sono pubblicati nelle riviste mediche di settore e su riviste scientifiche specializzate, spesso a cura delle case farmaceutiche produttrici.
La pubblicazione può avvenire a mezzo di annunci pubblicitari, o di articoli dedicati. La comunicazione scientifica prevede la revisione dei contenuti da parte di un gruppo di esperti indipendenti, che non hanno relazioni di parentela o economiche con gli autori dello studio e i loro finanziatori.
In alcuni casi, quali la Food and Drug Administration, l'authority pubblica nel proprio sito istituzionale gli esiti delle fasi di sperimentazione clinica che portano all'approvazione/bocciatura di un farmaco.
La pubblicazione include i criteri di scelta del campione statistico, notizie sui potenziali conflitti di interesse dei ricercatori e dei revisori, la documentazione clinica dei singoli casi esaminati, oltre ai dati aggregati che concludono lo studio.
Per una maggiore trasparenza, gli autori degli studi rendono disponibile la documentazione in database pubblici, che aggiornano mentre progrediscono le ricerche, non solamente alla loro conclusione.
Alcune case farmaceutiche hanno reso disponibili on-line delle banche dati aggiornate con gli studi riguardanti i propri brevetti farmaceutici, realizzati su loro commissione, dall'autority, da ricercatori indipendenti. Un altro problema è determinato da quegli studi, in prevalenza contrari all'adozione di un farmaco, che, per mancanza di finanziamenti, non sono portati a termine o non arrivano ad una pubblicazione. Gli investimenti pubblicitari per la promozione dei farmaci nelle riviste scientifiche, possono orientare le scelte editoriali in merito agli studi che è opportuno pubblicare. Il prezzo della pubblicazione, legato a oneri di revisione e guadagni editoriali richiede un supporto economico agli autori degli studi.
Esistono iniziative per applicare un approccio open-source alla ricerca farmacologica. Si tratta di database consultabili e aggiornabili gratuitamente, che prevedono delle credenziali per chi inserisce i contenuti, e degli standard per la documentazione da fornire, contributi volontari per l'inserimento e la revisione, quali l'Open Archive Iniziative.

 

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