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Università di Medicina Veterinaria di Sassari

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Cenni storici

Nel XVI secolo gli studenti sardi che intendevano addottorarsi e conseguire i gradi accademici erano costretti ad iscriversi nelle Università italiane o spagnole. Così gli atenei di Pisa, Bologna, Siena, Pavia, Roma, Lerida e Salamanca divennero le sedi universitarie nelle quali gli studenti provenienti dall’isola frequentavano i corsi ed acquisivano quella cultura giuridica, teologica e scientifica che li poneva direttamente in relazione con la grande tradizione umanistica. 
Le città sarde, in particolare Cagliari e Sassari, si batterono nei Parlamenti del 1543 e del 1553 per l’istituzione nel Regno di sedi universitarie. La nascita dell’Università di Sassari è legata alla figura di Alessio Fontana, funzionario della cancelleria imperiale di Carlo V, e poi maestro razionale nel governo viceregio a Cagliari, che sin dal 1553 iniziò una corrispondenza con Ignazio di Loyola cui chiese che anche nella propria città natale venisse fondato un collegio gesuitico. Nel 1558 nel proprio testamento Fontana lasciò i suoi beni alla municipalità per l’istituzione di un collegio di studi. Nel 1559 i gesuiti si recarono a Sassari dove verificarono le possibilità di apertura di una scuola superiore e di avvio dei corsi. 
Nel 1561 Pio IV concedeva con una bolla al generale della Compagnia il privilegio di graduare in filosofia e teologia anche gli studenti laici che avessero seguito i corsi all’interno del collegio. Già nel 1563 Filippo II aveva finanziato l’istituzione di una cattedra di teologia attraverso una cospicua somma consegnata alla città, che doveva trarne una rendita da corrispondere ai padri gesuiti. L’anno successivo il sovrano spagnolo ordinava, su richiesta del rettore di stornare, la somma a favore di una cattedra di filosofia, fino a quando non si fosse formato un numero sufficiente di studenti in grado di seguire le lezioni di teologia. Fu però soltanto nel XVII secolo che l’intervento regio nella creazione dell’università sassarese si tradusse in termini giuridicamente "statali". A seguito di una serie di petizioni del consiglio civico Filippo III, il 9 febbraio 1617, concesse lo statuto di università regia al collegio gesuitico, limitando il riconoscimento pubblico dei titoli accademici alla facoltà di arti (che comprendeva le discipline filosofiche) e alla facoltà di teologia. Con il diploma del 1617 quella di Sassari sarebbe diventata la prima Università regia. Infatti a Cagliari i corsi sarebbero stati aperti soltanto nel 1626. Il diploma di Filippo IV del 18 ottobre 1632 estendeva anche alle facoltà di diritto e di medicina il privilegio concesso nel 1617. I corsi erano annualmente frequentati in media da seicento-settecento studenti. 
Fin dal 1565 i gesuiti avevano individuato un’area idonea per il complesso chiesa-collegio presso un isolato adiacente alle mura cittadine ed all’episcopio. Alcuni eminenti cittadini sassaresi, tra i quali Caterina Montanyans nel 1542, Gaspare Vico nel 1606, l’arcivescovo Antonio Canopolo nel 1611 e Francesco Scanu di Castelvì con la moglie Margherita nel 1625, lasciarono cospicue donazioni per la realizzazione del collegio universitario.Prendeva corpo intanto la costruzione della "casa dell’università" che nel 1611 disponeva di nuove spaziose aule scolastiche, sufficienti per tutti gli insegnamenti impartiti nel collegio. L’edificio stava sorgendo addossato al lato meridionale delle mura, presso la cosiddetta Porta Nuova. Nel 1625 venne costruita la chiesa di San Giuseppe, annessa al collegio (ora demolita) e l’intero complesso venne portato a termine negli anni quaranta e cinquanta del Seicento. La piazza prese quell’aspetto che aveva prima del rifacimento novecentesco della facciata. La biblioteca dell’università venne costituita nel 1636. 
Tuttavia il livello culturale e scientifico dell’università non doveva essere molto elevato: gli insegnanti erano magistrati locali o membri della compagnia di Gesù. La peste del 1652, che mise in ginocchio la città, influì in modo negativo anche nella stessa vita dell’ateneo. I corsi decaddero, il numero degli studenti divenne sempre più esiguo. Una parte dei locali del vasto edificio vennero assegnati all’Estanco del tabaco, cioè alla manifattura dei tabacchi.
Quando alla fine degli anni cinquanta del XVIII secolo il ministro per gli affari di Sardegna, Giovanni Battista Bogino, volle riformare le due università del Regno la situazione appariva addirittura drammatica: i corsi non venivano svolti, i gradi erano conferiti soltanto dietro istanza degli interessati, il livello culturale era ancora caratterizzato da un legame con la tradizione spagnola e con la filosofia scolastica. Si trattava dunque di aprire le due università sarde alla cultura europea del tempo, al giusnaturalismo in diritto, alla fisiocrazia in economia, al razionalismo in filosofia, al newtonismo in fisica, alle nuove scoperte nel campo medico e biologico. 
Nel 1765 venne promulgato il regolamento con cui anche la piccola università sassarese – quella di Cagliari era stata "restaurata" l’anno precedente - partecipava a quel generale movimento di riforma che, nel corso della seconda metà Settecento, stava coinvolgendo gli atenei della penisola. Il modello adottato fu quello dello studio subalpino riformato da Vittorio Amedeo II nel 1717-20: le costituzioni dell’università di Torino avevano indicato la via dell’avocazione allo Stato di scuole e di istituti di istruzione per sottrarre agli ordini religiosi, e specialmente ai gesuiti, il controllo degli studi. Il nuovo regolamento riconosceva le quattro facoltà tradizionali: Filosofia ed Arti; Teologia; Giurisprudenza e Medicina. Venne attuata una scelta drastica ma necessaria, quella di trapiantare professori piemontesi capaci di rinnovare il contenuto scientifico dei corsi e di aprire l’università di Sassari alla cultura europea e alle idee dei lumi. Era necessario inoltre creare una classe dirigente locale che, grazie alle nuove acquisizioni culturali, si identificasse sempre di più nel modello istituzionale dell’assolutismo piemontese. Uno degli effetti positivi della "restaurazione" del 1765 fu quello di avviare la ricerca sui problemi concreti della Sardegna, per lo sfruttamento e la valorizzazione delle risorse economiche e naturali, con un’ottica che teneva conto delle grandi acquisizioni della cultura settecentesca.
I volumi della Storia naturale di Sardegna (1774-77) di Francesco Cetti, professore di matematica, dedicati ai quadrupedi, agli uccelli, ai rettili e ai pesci, e il Rifiorimento della Sardegna (1776) di Francesco Gemelli, professore di eloquenza, dedicato all’agricoltura, sono un esempio del nuovo rapporto tra la ricerca scientifica e le esigenze della conoscenza della complessa realtà dell’isola. Per tutto il Settecento i due atenei favorirono la circolazione delle idee e crearono una nuova classe dirigente adeguata alle esigenze dei tempi. L’onda lunga del clima riformatore durò anche negli anni dell’esilio della casa Savoia in Sardegna. Non a caso in questi anni si distingue l’insegnamento del professore di medicina Luigi Rolando che, proprio a Sassari, dal 1804 al 1815, sviluppò le sue fondamentali ricerche anatomiche e pubblicò il Saggio sopra la vera struttura del cervello dell’uomo e degli animali e sopra le funzioni del sistema nervoso (Sassari 1809). 
Tuttavia negli anni venti e trenta dell’Ottocento, l’ateneo sassarese iniziò di nuovo a decadere, non più supportato da un energica spinta culturale da parte del governo torinese. 
In seguito alla "fusione perfetta" del Regno di Sardegna con gli Stati di Terraferma (1847), la situazione dell’Ateneo si fece di nuovo critica e il governo subalpino pensò addirittura di sopprimerlo, mantenendo in vita soltanto l’università di Cagliari, a causa dello scarso numero di studenti e della scadente qualità degli studi. Nel 1857 alla Camera dei deputati il ministro della Pubblica Istruzione, Gabrio Casati, dichiarò in termini ironici: "Sassaresi, sono trecento anni che avete l’università e ancora non sapete leggere". L’affermazione del ministro suscitò l’indignata reazione dei parlamentari sardi. Il Comune di Sassari organizzò manifestazioni popolari per scongiurare la soppressione. Nel 1860 la Camera votò a maggioranza contro la proposta ministeriale. Nel 1877 l’Università di Sassari venne "pareggiata" a quelle secondarie grazie – secondo il parere del Ministro Michele Coppino - all’ "eccezionale" impegno del Comune e della Provincia. Nel 1902 viene approvata la convenzione per il secondo pareggiamento con un’apposita legge. Dopo la "riabilitazione" si apre una nuova fase di sviluppo che tra la fine del secolo e gli inizi del Novecento conobbe un nuovo "rifiorimento" grazie alla circolazione della cultura positivistica nel campo della medicina e del diritto. 
Come era già avvenuto alla fine del Settecento l’Università fu in grado ancora una volta di dare un consistente contributo alla conoscenza scientifica e umanistica della realtà regionale: basti pensare agli studi di Francesco Brandileone e di Enrico Besta sulla storia del diritto, di Francesco Coletti sulla mortalità e la popolazione, di Claudio Fermi sulla malaria, di Achille Terracciano sulla botanica, di Tommaso Casoni sull’idatidosi, e così via. Numerosi e illustri scienziati iniziarono la loro carriera scientifica a Sassari. Tra questi ricordiamo soltanto Giuseppe Levi, Giacobbe Ravà, Achille Sclavo nel campo della medicina, Antonio Cicu, Eduardo Cimbali, Giorgio Del Vecchio, Flaminio Mancaleoni, nel campo del diritto, e via dicendo. 
Nel periodo fascista l’Università di Sassari si sviluppò ulteriormente. Con l’istituzione nel 1934 di nuove facoltà quali Farmacia (nata dalla preesistente Scuola presso Medicina) e Medicina Veterinaria (che inizia nel 1929 come Istituto superiore). Venne costruito nel 1937, in una zona periferica della città, viale San Pietro, il palazzo delle cliniche che accorpava la chirurgia, la clinica medica, la patologia speciale chirurgica e la patologia speciale medica. 
Tra il 1929 e il 1940 venne interamente ristrutturato l’antico edificio dell’università, con la costruzione della nuova facciata, dell’aula magna decorata dai dipinti di Mario Delitala e dell’aula "Eleonora d’Arborea" con un bel quadro di Filippo Figari, raffigurante la giudicessa legislatrice. Nel 1922-26 furono iniziati i lavori di costruzione degli istituti scientifici e della Facoltà di Farmacia.
Con l’istituzione della facoltà di Agraria (21 novembre 1950) si apre la fase più recente della storia dell’ateneo sassarese, legata alle prospettive della Rinascita economica e sociale dell’isola. Nel 1943 era stato nominato rettore Antonio Segni, professore di diritto processuale civile, che divenne poi ministro dell’agricoltura e nel 1962 Presidente della Repubblica Italiana. Anche un altro docente dell’Università di Sassari, Francesco Cossiga, docente di diritto costituzionale, è stato eletto nel 1985 Presidente della Repubblica italiana. L’Università di Sassari ha infatti dato un elevato contributo di uomini e di idee alla vita politica e civile regionale e nazionale. Dal 1964 al 1971 ha insegnato farmacologia nella facoltà di Medicina e Chirurgia il premio Nobel Daniel Bovet. In quegli stessi anni Antonio Pigliaru, professore di Dottrina dello Stato nella facoltà di Giurisprudenza, elaborava i suoi fondamentali studi sulla vendetta barbaricina come ordinamento giuridico. 
Oggi l’Università, che ha 18.000 studenti iscritti, conta dieci Facoltà:
Agraria, Economia, Farmacia, Giurisprudenza, Lettere e Filosofia, Lingue e Letterature Straniere, Medicina e Chirurgia, Medicina Veterinaria, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali e Scienze Politiche con i Corsi di Laurea: Scienze e Tecnologie Agrarie; Scienze Forestali ed Ambientali (con sede a Nuoro); Economia e Commercio; Farmacia; Chimica e Tecnologia Farmaceutiche; Giurisprudenza; Conservazione dei Beni culturali; Filosofia; Lettere; Scienze dell’Educazione; Lingue e Letterature straniere; Medicina e Chirurgia; Odontoiatria e Protesi Dentaria; Medicina Veterinaria; Chimica; Scienze Ambientali (con sede a Nuoro); Scienze Biologiche; Scienze Naturali; Scienze Politiche ed i Corsi di Diploma Universitario: Gestione tecnica e amministrativa in Agricoltura; Viticoltura ed Enologia (con sede ad Oristano); Tecnologie alimentari (con sede ad Oristano); Operatore dei Beni culturali; Fisioterapista; Igienista dentale; Infermiere; Logopedista; Ostretica/o; Tecnico audiometrista; Tecnico audioprotesista; Tecnico sanitario di laboratorio biomedico; Produzioni animali (con sede a Nuoro).
Sono, inoltre, attivate 45 Scuole di Specializzazione, di cui 41 presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, 2 presso la Facoltà di Medicina Veterinaria, una presso la Facoltà di Farmacia e la Scuola per la formazione degli insegnanti della scuola secondaria. 
L’organico dell’Ateneo è formato da 140 Professori ordinari, 195 Professori associati, 276 Ricercatori e Assistenti e 663 unità di Personale tecnico-amministrativo. Sono 130 i Professori a contratto e supplenti esterni, 24 i Lettori di madrelingua e i Collaboratori linguistici, 1500 le unità di personale sanitario e infermieristico, tecnico e della riabilitazione del Servizio sanitario nazionale operante nelle strutture assistenziali della Facoltà di Medicina e Chirurgia.E’ in corso di realizzazione un ampio e articolato programma edilizio che interessa l’intera Università e che, a breve termine, porterà all’ammodernamento ed al potenziamento di tutte le strutture didattiche, di ricerca, assistenziali, di governo ed amministrative per un migliore assolvimento dei compiti istituzionali dell’Ateneo, in stretta alleanza sinergica con le Istituzioni del territorio.

Fonte: Università degli Studi di Sassari

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