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Il molosso nuragico

molosso nuragico

Dalla pagina culturale de “L’unione Sarda” ; 14 novembre 2005

Molosso Nuragico

L’ARCANO, TRA MITO E STORIA

Alla ricerca del mitico molosso nuragico con le più raffinate tecniche di biotecnologia. L’Università di Sassari sta cercando di mettere in relazione il mastino Fonnese con i cani del periodo dei nuraghi. Per riuscirci, la facoltà di Veterinaria sta conducendo uno studio sui reperti rinvenuti in diversi siti archeologici, comparandoli con il DNA prelevato dai cani sardi di adesso. Se il Fonnese e il Dogo Sardesco (quest’ultimo raro animale nelle mani di pochissimi fortunati) discendessero dai cani del tempo dei nuraghi (1800-600 c.a. avanti Cristo), saremmo in presenza di una scoperta dall’eccezionale valore scientifico. Si dimostrerebbe, infatti, che il cane sardo è tra le più antiche razze del mondo e a quel punto sarebbe imperativo per la Regione Sardegna avviare le procedure per tutelare il Mastino Fonnese e il Dogo Sardesco. 

Roberto Balìa, autore del bel libro “Canis Gherradoris”, ispettore del Corpo forestale della Regione, archeologo dilettante, cinofilo autentico, scrittore e appassionato di tutto ciò che affonda le radici nella notte dei tempi, è convinto che il percorso iniziato da alcuni anni porterà ad individuare il molosso nuragico. La teoria del cane sardo preistorico è sviluppata e documentata nel libro di Balìa, che rappresenta il più completo studio sulle razze sarde del passato e del presente. Utilizzando reperti archeologici, studiando documenti, fotografie e sentendo testimonianze, Roberto Balìa ha ricostruito la genesi e lo sviluppo dei cani sardi e il loro impiego in guerra, o come cani da lavoro, addetti alla difesa del bestiame e della proprietà. Il libro è corredato da numerose immagini che permettono di andare a ritroso nel tempo e di ammirare i doghi di adesso, incorruttibili guardiani di grande temperamento ma più equilibrati dei fonnesi, considerati aggressivi se non feroci.
Ma i capitoli più interessanti sono quelli in cui Balìa va alla scoperta di un legame con i cani del periodo nuragico. La teoria (che attende la conferma dal test del DNA) è che il molosso nuragico abbia poi subito l’influenza dei cani libici, cartaginesi, egiziani, mesopotamici, indiani e fenici; quindi, nel Medioevo e secoli seguenti, sarebbe stato rinsanguato con cani da presa spagnoli, tipo alano, dogo, villano e mastino; infine, e siamo nel XIX secolo, avrebbe subito gli influssi dei mastini inglesi ed europei. Da quell’antico animale deriverebbe il Dogo Sardesco, un mesomorfo pesante di circa 35-45 chili, tigrato di varie tonalità, fulvo grigio, marrone, grigio cenere, nero, con attitudini alla conduzione e controllo delle mandrie, alla caccia di ungulati, guardia e difesa.
Marco Zedda, ricercatore del Dipartimento di Biologia Animale della facoltà di Veterinaria di Sassari, è entrato nella fase operativa del test del DNA sui reperti archeologici rinvenuti nel corso di decenni di scavi. «L’obiettivo», dice, «è quello di salvare i cani sardi, unici al mondo, verificando se esiste una correlazione con gli antichi animali dell’epoca nuragica e con altre razze italiane, come il maremmano-abruzzese e il mastino napoletano». Il molosso nuragico - è la teoria di Balìa - potrebbe aver influenzato altri cani italiani. E su come il molosso avrebbe potuto varcare il Tirreno c’è da scegliere. Prima teoria: gli antichi romani, giunti per domare i sardi pelliti, sarebbero tornati sul continente portando con sé i feroci ausiliari degli indigeni; seconda teoria, più affascinante: il mitico popolo di navigatori Shardana li avrebbe esportati, come testimoniano alcuni bronzetti.

La Soprintendenza di Cagliari vuole coinvolgere Balìa per utilizzare i doghi sardeschi di sua proprietà per un’altra indagine basata sui test genetici. Inoltre, Balìa è in contatto con Flavio Bruno, uno dei protagonisti della riscoperta del Cane Corso, che, nel suo centro Il Contado del Molise a Santa Croce di Magliano, paesino dove il tempo sembra essersi fermato, vorrebbe ospitare i doghi sardeschi per avviarne la selezione seguendo rigorosi criteri di purezza della razza. E già i due cinofili parlano di un tentativo disperato per recuperare il Levriero Sardo e il segugio di Carloforte, ormai quasi estinti.

Sito consigliato: www.ilcontadodelmolise.com

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