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Patologie dell'apparato locomotore

Le patologie a carico dell’apparato locomotore si manifestano in genere mediante alcuni segni clinici, i più comuni dei quali sono rappresentati da zoppia, riluttanza al movimento, facile affaticabilità. Anche modificazioni comportamentali, come il sottrarsi o nascondersi quando avvicinati, o il tentativo di difesa all’avvicinarsi della mano del proprietario alla parte lesa, sono indicatori di potenziale dolore e quindi di potenziali problemi a carico di questo apparato.
La maggior parte delle patologie geneticamente trasmissibili a carico dell’apparato locomotore insorgono in soggetti giovani e di specifiche razze (vedi BOA); purtroppo però non tutte si rendono manifeste clinicamente, o vengono tempestivamente diagnosticate, per cui il soggetto cresce con un problema che si renderà manifesto in maniera molto più evidente e grave in età adulta, quando ormai le possibilità terapeutiche saranno ridotte o richiederanno magari interventi costosi ed invasivi.
È quindi fondamentale conoscere, riconoscere e trattare il più precocemente possibile tutte quelle forme patologiche che possono potenzialmente portare il cane ad un’invalidità anche grave.
In tutto questo occorre tenere presente anche il fatto che, trattandosi proprio di soggetti giovani e di razza, ci sono delle condizioni che impongono una maggiore attenzione. Soggetti di piccola taglia hanno un breve periodo di accrescimento, mentre soggetti più grandi presentano ovviamente un accrescimento tanto più rapido quanto maggiore sarà il loro peso da adulti, per cui le manifestazioni di problemi ortopedici saranno tanto maggiori e importanti quanto più rapido, tumultuoso e lungo sarà il periodo dell’accrescimento. Tutto questo sarà importante anche per valutare i tempi di intervento in alcune patologie, che si svilupperanno con maggiore importanza e/o velocità in quei soggetti di maggiore mole. Al contrario, i soggetti di piccola taglia manifesteranno minori problemi legati all’accrescimento, anche se questi saranno concentrati in un periodo più breve, ma avranno problemi legati alle ridotte dimensioni ed alla fragilità del loro scheletro. Per dare un’idea di quanto detto, si deve considerare che un soggetto del peso di 60kg da adulto pesa alla nascita circa l’1% (5-600gr), mentre un soggetto del peso di 4,5kg da adulto pesa alla nascita circa il 2,5-3% (100-140gr). Ne consegue un incremento ponderale di circa 100 volte in un caso, di circa 30 volte nell’altro.
Sull’accrescimento gioca un ruolo fondamentale anche l’alimentazione, per la quale si rimanda comunque al relativo corso.

Cosa dobbiamo osservare in un cane?
In primo luogo osserviamo il corretto sviluppo muscolo scheletrico, inteso come armonia di sviluppo delle varie parti, in altezza e in proporzioni, secondo gli standard della razza.
Poi si osservano gli appiombi, cioè il modo in cui gli arti sono orientati verticalmente e sagittalmente e cadono sul terreno.
Gli appiombi: si valutano sia di fronte che di lato.
Nell’arto anteriore: di fronte, una linea verticale che parte dalla punta della spalla divide in due esattamente sagittalmente l’arto. Di lato, una linea che parte dalla punta della spalla cade davanti alla mano. L’avambraccio è verticale, e si trova lungo una linea verticale che parte dall’angolo scapolare caudale.
Nell’arto posteriore: da dietro, una linea verticale che parte dalla punta della natica divide in due esattamente sagittalmente l’arto. Di lato, una linea verticale che parte dalla punta della natica tocca posteriormente il garretto. Il profilo dell’arto è spezzato a livello del ginocchio e del garretto.
I piedi appoggiano ai vertici di un rettangolo che è la proiezione a terra delle punte delle spalle e delle anche.
A questo proposito è fondamentale tenere conto delle differenze di razza per cui, per esempio, cani condrodistrofici, come i bassotti, i basset hound, i bulldog ecc hanno normalmente appiombi deformati. Questo non significa che siano necessariamente normali e non possano incorrere in problemi, ma significa che i problemi vanno valutati alla luce delle caratteristiche della razza, evitando di attribuire ad un difetto, peraltro diffuso o tipico della razza, la causa del disturbo senza eseguire una accurata valutazione di tutti gli altri elementi.
Si ricercano ancora eventuali atteggiamenti particolari: si noti se uno o più arti cadono fuori da rettangolo suddetto; se l’animale si siede correttamente, cioè se da seduto appoggia la punta della natica sul garretto, o se l’arto rimane disteso e il ginocchio staccato dal fianco; se uno o più arti sono sottratti al carico, cioè non poggiano completamente a terra.
Deve essere valutata la capacità di sostenere il carico su ciascun arto: bisogna considerare, a questo proposito, che il peso del cane grava per il 60% circa sugli arti anteriori e per il restante 40% sugli arti posteriori. Inoltre, mentre gli arti anteriori sostengono in stazione costantemente e contemporaneamente il peso, gli arti posteriori tendono ad alternarsi, per cui è bene osservare il soggetto “piazzato”, cioè con l’appoggio su tutti e 4 gli arti contemporaneamente.
Si ricercano infine eventuali deformità, intese sia come asimmetrie, atrofie, tumefazioni, che come deviazioni degli assi Si passa quindi all’esame dell’animale in movimento, per riconoscere eventuali zoppie.
Ma come si riconosce un animale zoppo? La zoppia è intesa come un’alterazione della normale andatura. L’animale, libero o condotto al guinzaglio lungo, è fatto camminare in linea retta dapprima al passo e poi al trotto, osservandolo frontalmente prima allontanarsi e poi avvicinarsi, per poi osservarlo anche di lato. Si fanno poi compiere dei movimenti in circolo a mano destra e sinistra e, se possibile, si osserva poi il soggetto salire e scendere le scale, ed eventualmente saltare un ostacolo. In condizioni normali l’andatura deve essere sciolta, decisa e disinvolta, con un buon allungo ed una buona spinta di tutti e 4 gli arti.
La zoppia può assumere varie caratteristiche, secondo il grado e la localizzazione. Per localizzare una zoppia, durante l’osservazione dell’animale dobbiamo cercare alcuni segni.
Il più caratteristico di questi segni è il colpo di testa. La testa è impiegata come un bilanciere, rappresentando una parte del corpo molto pesante.
Nell’andatura normale, sia al passo che al trotto, la testa è tenuta ferma con lo sguardo in avanti, senza oscillazioni laterali o verticali. Quando è presente una zoppia a carico di un arto anteriore, al momento dell’appoggio o del sostegno del peso su questo arto la testa viene sollevata, con lo scopo di spostare parte del peso sugli arti posteriori ed alleviare il fastidio o il dolore conseguente al carico ponderale. Viceversa, al momento dell’appoggio dell’arto sano la testa verrà riabbassata.
Nel caso di una zoppia anteriore bilaterale la testa, anziché sollevata, sarà dondolata da un lato all’altro, e l’andatura dell’animale potrà essere definita “sulle spine”, per l’incertezza e la titubanza nell’incedere.
Analogo al colpo di testa, nell’arto posteriore, è il colpo di groppa. Nell’animale sano, sia al passo che al trotto la groppa, vista posteriormente, può essere rappresentata come una linea orizzontale che non subisce oscillazioni verticali, né da un lato né dall’altro, se non minime e simmetriche. In caso di zoppia a carico di un arto posteriore, come per il colpo di testa, al momento dell’appoggio o del sostegno del peso sull’arto dolente la groppa si solleverà maggiormente, per evitare il sovraccarico. Quando invece sono interessati entrambi gli arti posteriori l’animale rifiuterà di camminare, tenderà a sedersi frequentemente, apparirà svogliato, affaticabile, e potrà assumere un atteggiamento di falsa cifosi, che ha sempre lo scopo si spostare il peso del corpo sugli arti anteriori.
Queste alterazioni dell’andatura, associate ad una certa riluttanza, saranno accentuate nel movimento di salita e discesa dalle scale. In salita, si otterrà un sovraccarico degli arti posteriori, che dovranno compiere uno sforzo propulsivo maggiore; in discesa, il sovraccarico sarà sugli arti anteriori, che devono agire da sostegno e da freno.

Tratto da Appunti del Corso T.A.C.R.E.C. - Facoltà di Medicina Veterinaria di Pisa
Professor Mario Modenato, Professoressa Silvia Sbrana

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