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Interventi sul disegno di legge per la protezione degli animali da compagnia

Si riporta la sintesi degli interventi degli onorevoli Stefani, Cimadoro, De Angelis, Rao in merito al disegno di legge di autorizzazione alla ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia. Nel disegno di legge, tra l'altro, si prevede la proibizione del taglio dell'appendice caudale per tutti i cani, compresi quelli da caccia e quelli per i quali la caudotomia è prevista dallo standard di razza. Al termine dell'acceso dibattito la Camera del deputati ha espresso voto favorevole al ritorno del provvedimento in commissione.


On. STEFANO STEFANI (Lega Nord Padania).
Signor Presidente, quella che può sembrare una crudeltà nei confronti degli animali, mi riferisco nella fattispecie agli ausiliari per la caccia, è in realtà un atto di amore per gli animali. Quando si chiede l'amputazione della coda ciò avviene solo nell'interesse dell'animale, e ne spiego in poche parole la ragione: alcune tipologie di cani da caccia impiegati nella caccia nella macchia mediterranea molto spesso, esercitando il loro compito di ausiliari, si feriscono proprio alla coda, che poi va in cancrena. Intervenire, amputando la coda per alcune specie di cani da caccia è quindi nell'esclusivo interesse degli animali, anche perché quando si esegue questa operazione su un animale cucciolo i danni ed il dolore sono di gran lunga inferiori. A supporto della mia tesi vorrei ricordare ai colleghi che sette Paesi europei membri del Consiglio d'Europa hanno posto una riserva all'articolo 10, comma 1, lettera a) della Convenzione che parla proprio del taglio della coda. Parlo della coda e nient'altro. Questi paesi sono: la Francia, la Germania, il Belgio, la Danimarca, il Lussemburgo, la Repubblica Ceca e il Portogallo. Non credo che i Paesi che hanno fatto scattare la riserva siano solo dei visionari. Addirittura, la Germania aveva approvato la ratifica nel 1991 e all'atto della consegna della ratifica ha formalizzato la riserva relativa all'articolo 10.
Successivamente, nel 1998, è stata modificata la legge stessa e all'articolo 6, comma 1, è stata prevista un'eccezione per la norma riguardante la amputazione di parte del corpo degli animali. Ritengo che tutti questi Paesi non siano animati dall'interesse di qualche lobby, come è stato detto in questa sede. Ricordo che in questo senso si è espresso anche l'ENCI, l'ente nazionale della cinofilia italiana, che è un ente serio di cui mi onoro far parte e da non denigrare come ho sentito in quest'Aula. Pertanto sappiate che andiamo incontro alla non tutela degli animali. L'amore viscerale che voi avete per gli animali non si esprime in questa maniera.


On. GABRIELE CIMADORO (Italia dei Valori).
Signor Presidente, intervengo ad adiuvandum. Non per sostenere la tesi del presidente Stefani, della quale naturalmente condivido i contenuti. Io allevo cani: non lo faccio per mestiere, ma perché sono cacciatore. Allevo cani da 35 anni, cani da caccia in particolare. Li allevo con una certa cura ed una certa perizia e sono arrivato ad ottenere standard di qualità e di bellezza dei cani riscontrabili in pochi allevamenti. Il mio non è un allevamento ma è solo un'attività amatoriale. Tuttavia, vorrei dire che oggi, in Italia, abbiamo raggiunto certi standard di qualità e l'accenno che il presidente faceva all'ENCI è importantissimo. Abbiamo 120-130 mila iscritti all'ENCI, allevatori e non, gente che cura la bellezza, il carattere, il fisico di questi animali. Abbiamo raggiunto standard di qualità superiori addirittura ai Paesi dove sono nati i cani, sia continentali, mi riferisco ai breton e ad altre razze, sia inglesi, setter e altri. Abbiamo raggiunto standard superiori agli stessi Paesi di origine.
Credo che se il problema è la coda, consideriamo anche che oggi siamo nell'epoca della chirurgia plastica e che le donne si sottopongono a interventi chirurgici e gli uomini si fanno tagliare il naso e si fanno togliere di tutto. Noi non consentiamo quello che quasi naturalmente accade presso gli allevatori o negli allevamenti? E accade da cinquant'anni! Addirittura, vi ricordo che quando un bambino nasce ha il cordone ombelicale che va reciso in modo fisico.
Sui cani, noi cacciatori, cosa facevamo? Appena nati, veniva messo un elastico alla falange della coda e non accadeva niente: dopo un mese la coda si perdeva, cadeva ed è anche un dato fisico rispetto al lavoro che questo animale deve fare. L'esempio della vita nella macchia mediterranea potrebbe essere uno dei tanti. È proprio il rapporto fisico di peso rispetto ad una posizione che il cane deve assumere durante l'atteggiamento di caccia. Non credo che sia più drammatico o più cruento il fatto che un animale venga castrato piuttosto che gli venga tagliata la coda. La sensibilità femminile su questo dovrebbe essere la prima ad essere d'accordo con noi. È peggio castrare un animale, maschio o femmina che sia, o peggio tagliargli la coda? Questa è la domanda.


On. MARCELLO DE ANGELIS (Popolo della Libertà).
Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'emendamento del presidente Stefani e mi prendo un breve tempo per esporne le ragioni. Il taglio delle code e anche quello delle orecchie non è una cosa che si fa da cinquant'anni, come ha detto precedentemente un collega, ma da tempo immemore. I nostri pastori in Abruzzo lo praticano ancora oggi, senza rispettare però alcuna norma sanitaria e senza il sostegno dei veterinari e lo praticano perché i nostri cani, che devono difendere le greggi prima dai lupi e oggi dai cani randagi, hanno nella coda e nelle orecchie il punto di massima vulnerabilità. Se un cane viene morso alle orecchie da un altro cane o da un lupo o da una volpe rischia di morire dissanguato o, comunque, resta deturpato a vita. Mi rendo conto che ostentare una grande attenzione e tenerezza nei confronti degli animali o farsi fotografare con dei cuccioli in braccio procura una simpatia sicuramente maggiore rispetto a chi, invece, professa di intervenire tecnicamente a tutela dei cani. Alcune posizioni rischiano di criminalizzare un'intera categoria, quella degli allevatori di cani, che non sono tali solo per uso venatorio o per lucro ma, spesso e volentieri, per grande passione, dedicando a tale attività tempo e denaro. Parlo dei 120 mila iscritti dell'ENCI, l'Ente Nazionale della Cinofilia Italiana per cui ho lavorato per anni che, va ricordato, è un ente vigilato dallo Stato e non semplicemente un'associazione di privati. È il secondo più antico club cinofilo esistente al mondo, secondo solamente a quello inglese. E' pericolosissimo fare discorsi o applicare norme di questo genere, formulate in questi termini, che tendono a dare un'immagine di un'intera categoria come di persone che non hanno affezione nei confronti di animali a cui invece danno da mangiare, a cui dedicano tempo, che crescono ed addestrano. Altro che "torturatori"!
Sicuramente la castrazione è altrettanto dolorosa, e probabilmente anche più crudele, ma va ricordato che le persone che oramai da dieci anni avversano il taglio delle orecchie, avversano anche la castrazione, per esempio nei confronti dei randagi. Il randagismo non solo è un problema per gli umani, ma è anche un problema per gli stessi cani da affezione, invece selezionati e curati nelle famiglie.
Quindi, non solo appongo la firma alla proposta emendativa dell'onorevole Stefani, ma chiedo a chi non conosce questa materia di rendersi conto che effettivamente prendere posizioni demagogiche può dare un risultato gradevole alla propria persona nell'immediato, ma non fa il bene degli animali allevati, né tanto meno di una categoria enorme come quella degli allevatori.


On. ROBERTO RAO (Unione di Centro).
Signor Presidente, intervengo anch'io per esprimere la posizione dell'UdC in ordine a un dibattito in Commissione che è stato totalmente appassionato e partecipato, che speriamo possa ripetersi anche in altre circostanze (penso, solo per fare un esempio, alla situazione delle carceri in Italia) con quella stessa sensibilità che hanno dimostrato in Commissione giustizia ed in Commissione affari esteri tutti i nostri colleghi, degna di questa causa come anche - mi permetto - di altre cause. Do atto ai colleghi di maggioranza e di opposizione, in particolare anche all'onorevole Contento, che con competenza hanno cercato - ostinatamente direi - una soluzione che evitasse a questa Assemblea, come ogni tanto accade, di essere presa dalla superficialità e dalla demagogia nel fare le leggi.
Secondo me, in questo modo abbiamo evitato, per ora, un rischio doppio: quello di non rispondere innanzitutto alle linee guida di questa ratifica su cui il Parlamento è chiamato ad esprimersi e poi di far nascere anche uno strano commercio transnazionale di animali da compagnia, che verrebbero comprati o portati a fare interventi in altri Paesi.
Quando si inseriscono nuove fattispecie di reato o si ampliano quelle esistenti, come è un po' una mania in questa legislatura, e questo caso riguarda veterinari e proprietari di animali, bisogna essere chiarissimi e non lasciare l'indeterminatezza, con pericolose possibilità anche di protagonismo di alcuni magistrati, argomento che sembra anche stare molto a cuore ad una parte politica di questo Parlamento. Credo che sia stato fatto un discreto lavoro, che però rimanda il problema e speriamo che questo problema sia rimandato a persone un po' più responsabili.
Con 284 voti di differenza, il provvedimento è rinviato in commissione.

Sito consigliato: www.enci.it

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