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Mielopatia Degenerativa: Conosciamola meglio...

a cura di Alessio Camatta

La Mielopatia Degenerativa (da qui denominata DM) è una grave patologia che colpisce il midollo spinale, descritta per la prima volta nel Pastore Tedesco nel 1973. Gli studi eseguiti negli anni successivi hanno evidenziato che molte razze canine sono soggette alla DM e in particolar modo i cani di taglia grande, ma è stata riscontrata anche in soggetti non di razza pura. Questa malattia colpisce solitamente cani di età compresa tra i 5 e i 14 anni senza mostrare predilezione di sesso. 
La DM colpisce attraverso una progressiva ed irreversibile interruzione degli stimoli nervosi dagli arti al cervello e viceversa provocando la totale incapacità deambulatoria dell’animale e quindi l’eutanasia.

Gli esami istologici condotti negli anni di ricerca permettono di affermare che a causare questi sintomi è una degenerazione della materia bianca del midollo spinale. Attraverso la materia bianca (composta da assoni rivestiti di melanina) avviene la trasmissione degli impulsi sensoriali dagli arti al cervello e di conseguenza la trasmissione dal cervello agli arti degli impulsi motori volontari e involontari. Nei soggetti affetti da DM, l’esame istologico evidenzia delle lesioni bilaterali e generalmente asimmetriche della materia bianca lungo tutto il midollo spinale con maggiore incidenza nel tratto posteriore. Queste lesioni interessano sia i fasci ascendenti che discendenti, ovvero sia quelli che trasmettono gli stimoli sensoriali dagli arti al cervello, che quelli che trasmettono gli stimoli motori dal cervello agli arti. Queste lesioni sono caratterizzate nella DM da una frammentazione e scomparsa dell’assone e da una alterazione della guaina (melanina) che si presenta rigonfia e spezzettata. 
I sintomi compaiono come una lieve debolezza del treno posteriore che spesso veniva attribuita ad una delle molte patologie di origine ortopedico e neurologico che interessano il treno posteriore, quali displasia, cauda equina e varie sindromi da compressione spinale di origine traumatica. Molti anni di studi e ricerche hanno permesso di individuare delle peculiari sintomatologie esordienti di questa malattia. Esse sono il ritardo nell’inizio di alcuni movimenti (funzioni propriocettive) e una dorsoflessione spontanea del piede che comporta un consumo eccessivo delle unghie. Si evidenzia gradualmente una difficoltà da parte del treno posteriore a mantenere il peso, che si manifesta in posture statiche con abnormi allargamenti, o restringimento degli arti. In movimento si manifesta poi circumduzione e incrociamento degli arti, fino ad una palese atassia (perdita di coordinazione muscolare) di tutto il tronco. Tali sintomi evolvono nel tempo fino alla totale incapacità deambulatoria. Dal riconoscimento dei primi sintomi il decorso della malattia viene stimato tra i 6 e i 36 mesi. Sebbene il decorso sia progressivo con esito certo, si notano periodi di relativa stabilizzazione alternati a rapidi e repentini peggioramenti. In presenza dei sintomi d’esordio che sospettano la DM, attraverso un protocollo diagnostico specialistico si procede con l’esclusione di ogni possibile causa diversa e con il riconoscimento di altri fattori tipici di questa malattia. Viene eseguito un esame sullo stato mentale del soggetto, che nel caso della DM si mantiene perfettamente nella norma. Si esegue poi un esame sulla postura e sull’andatura, sulle risposte propriocettive e dei riflessi spinali; si esegue poi un esame dei nervi cranici e un esame di palpazione alla sensibilità che, nel caso di DM riscontra una totale assenza di risposta al dolore. Se tutti questi riscontri escludono altre patologie e continuano ad avvalorare l’ipotesi DM si procede con l’esame emocromocitometrico, esame radiografico e risonanza magnetica. Alla fine di questi riscontri lo specialista neurologo è in grado di effettuare una diagnosi per esclusione, mentre una diagnosi eziologica è possibile solo dopo l’esame istologico post-mortem del midollo spinale. 
Qual è la causa di questa degenerazione della Materia Bianca? Non si conosce ancora esattamente questa causa. Molti studi sono stati fatti e molti sono in corso d’opera, molte informazioni nuove sono oggi disponibili ma molte dovranno ancora venire per poter dichiarare esaustiva la conoscenza su questa terribile malattia. Per molto tempo si sono ritenute plausibili come cause imputabili alcune carenze nutrizionali in quanto in alcuni soggetti è possibile riscontrare fenomeni di male assorbimento, carenze di vitamine B12 e vitamina E. Negli anni vari studi sono stati condotti su questi aspetti ma al giorno d’oggi sono stati esclusi dalle possibili cause scatenanti. Molti riscontri invece si sono avuti nel considerare l’ipotesi che le lesioni alla materia bianca siano il risultato di un processo degenerativo immuno-immediato, ovvero che le lesioni tipiche della DM siano dovute all’attivazione autoimmune di popolazioni di linfociti che attaccano il tessuto nervoso danneggiandolo. Si sospetta che tale squilibrio possa partire da una generale carenza immunitaria, non a caso la razza più colpita, il Pastore Tedesco, è il classico cane con sistema immunitario carente, predisposto ad allergie ed intolleranze alimentari. Oggetto di studio sono anche squilibri che si presentano dopo il superamento di malattie virali, batteriche e forti traumi che innescano uno squilibrio nel sistema immunitario.

Parallelamente alle ricerche sull’ipotesi di processo immuno-immediato, per la correlazione già esistente in ambito umano, si è supposto che potesse esserci anche una componente genetico/ereditario. Furono messi in opera diversi studi sul DNA di cani malati nonché degli studi genealogici molto approfonditi su ampi campioni di soggetti appartenenti a razze particolarmente colpite. In particolar modo un imponente progetto di ricerca è stato messo in opera presso il Dipartimento di Veterinaria dell’Università Missouri/Columbia in collaborazione con diversi atenei negli Stati Uniti. Partendo dallo studio del gene SOD1 responsabile della Sclerosi Laterale Amiotrofica nell’uomo, considerando le analogie con la DM canina, si è proceduto ad uno scrupoloso esame di un campione di razza Corgi Pembrok. La ricerca ha spaziato da indagini genealogiche, diagnostiche, istologiche e soprattutto genetiche, applicando la tecnica detta “Studio di Associazione Genetica Multipla” (Genome-Wide Association, GWA), atta a identificare marcatori genetici che variano sistematicamente tra due gruppi di individui (malati e sani). Fu scoperto che nella regione CFA31, tutti i cani malati erano omozigoti ad una versione mutata del gene SOD1, già responsabile nell’uomo della SLA, disturbo per certi versi simile alla DM. Approfondite indagini di riscontro con le più sofisticate tecnologie furono messe in opera sull’intero campione di 55 soggetti dando esito coerente e corrispondente alla controparte diagnostica e genealogica della ricerca, potendo formulare la scoperta di questo gene recessivo il cui comportamento risulta direttamente collegato allo sviluppo dei sintomi della malattia. Dopo questo primo riscontro venne messo in opera una verifica in altri campioni di soggetti di altre razze colpite, quali Pastore Tedesco, Boxer, Howavart ed altre. Il riscontro positivo permise l’annuncio della scoperta e la messa a punto di un test genetico sulla sequenza del DNA (PCR) per rilevare la presenza del gene nella sua forma mutata.

Questa ricerca ha rilevato che tutti i soggetti malati possiedono il gene mutato DM come omozigote (DM/DM), ma non tutti i cani che lo presentano sviluppano la malattia a livello sintomatico. Allo stesso tempo nessun cane che presenta il gene mutato come eterozigote (DM/n portatore sano), e nessun cane che presenta il gene sano come omozigote (n/n) hanno mai manifestato sintomi. Sulla base di queste ultime ricerche si ritiene quindi che la Mielopatia Degenerativa sia una malattia autoimmune basata su una predisposizione genetica, il cui agente scatenante (Trigger) rimane a tutt’oggi sconosciuto. Nel dicembre del 2008 il PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences, USA) ha pubblicato un articolo, referenziato dalle più prestigiose unità di ricerca americane e non (Missouri/Columbia, Massachusetts Institut of Tecnology, Harvard, Uppsala Universitet, Svezia) che espone i criteri di questo studio e come si è giunti alla scoperta del gene e alla messa a punto del test. I maggiori centri di ricerca veterinari, tra i quali l’OFA, Università di Berna, Università di Bologna e di Milano a livello nazionale, hanno inserito nei loro protocolli diagnostici e di ricerca questo test. Tuttavia la scoperta è relativamente recente e non esistono ancora approfondite pubblicazioni veterinarie sulla Mielopatia Degenerativa aggiornate con queste nuove conoscenze, tanto che molti ambienti veterinari non specialisti ancora ignorano il grande passo avanti compiuto nel campo di questa grave patologia. Importante novità a livello sperimentale, è la biopsia muscolare messa a punto presso la divisione di Neuropatologie Veterinarie dell’Università di Dusseldorf, grazie alla quale sembra possibile una diagnosi eziologica intra-vitam per la DM. Se dovessero confermarsi gli ottimi risultati di questa sperimentazione, con l’ufficializzazione e il riconoscimento di questo metodo la diagnostica per questa malattia diverrà più rapida e meno costosa.

Nel 2009 è stata rilevata la presenza della Mielopatia Degenerativa anche nel Cane Lupo Cecoslovacco, ma è lecito suppore che la sua presenza risalga fin dagli albori della razza come eredità diretta del Pastore Tedesco, ma che la scarsa conoscenza e l’età avanzata in cui si sviluppa, abbiano impedito di riconoscerla. Mijke van Heyningen, da sempre impegnata a sensibilizzare i proprietari sui diversi problemi di salute che incorrono nella nostra razza, avendo notizia del nuovo test disponibile e sulla base della parentela tra Cane Lupo Cecoslovacco e Pastore Tedesco, si è prodigata a ricercare notizia di qualche caso segnalato. La sua ricerca è terminata nel soggetto Justine Stella Artoi de Louba Tar, sul quale vi fu riscontro diagnostico specialistico, positività al gene omozigote e conferma istologica. Grazie a questo impegno è stata riconosciuta la validità del test sulla nostra razza che è attualmente disponibile presso un laboratorio commerciale tedesco. Una prima campagna di sensibilizzazione sulla DM ha portato a testare una quarantina di soggetti da diverse nazioni e allevamenti, e la presenza del gene mutato nelle forme omozigote ed eterozigote è stata nuovamente riscontrata. Stime sull’incidenza non sono possibili, ma allo stato attuale si può presumere che non siano più rilevanti rispetto alle razze più studiate, ovvero si tratta di una malattia rara al momento. Grazie all’impegno di Ina Eichorn , allevatrice e veterinaria, il centro ricerche dell’Università di Berna si è reso disponibile a mettere in cantiere un progetto di ricerca sulla DM specificamente sulla nostra razza, affiancandolo a quelli già in corso d’opera su Howavart e Rodhesian Ridgeback. Queste ricerche vertono sullo studio dei possibili agenti scatenanti. La ricerca vera e propria partirà da un campione di 50 cani sani (anche geneticamente predisposti privi del disturbo) e di 50 cani malati (con diagnosi specialistica). 
Che importanza è giusto dare a questa malattia? Quale peso deve avere la predisposizione genetica alla DM nella selezione di razza? Una risposta esauriente e incontrovertibile non si può dare allo stato attuale, in mancanza di stime attendibili sulla diffusione del gene DM, e di conoscenze scientifiche su come questa predisposizione si manifesta a livello sintomatico e con quale incidenza. Di sicuro una selezione di razza di qualità non può esimersi dal considerare tutti i problemi di salute conosciuti, in primis quelli genetici a base ereditaria.
La posizione dei ricercatori dell’Università Missouri/Columbia è forse la più equilibrata e realmente applicabile:
“L'allele DM è molto comune in alcune razze. In queste razze un programma di allevamento eccessivamente aggressivo per eliminare i cani DM/DM e DM / n, potrebbe essere devastante per la razza nel suo complesso perché eliminerebbe una buona parte dei cani di alta qualità che normalmente contribuiscono alle caratteristiche desiderabili della razza. Tuttavia la DM dovrebbe essere presa sul serio. Si tratta di una malattia mortale con conseguenze devastanti per i cani e un'esperienza molto spiacevole per i proprietari che si prendono cura di loro. Un approccio realistico nel selezionare per l'allevamento potrebbe essere quella di considerare i cani con l'allele DM/DM o DM / n come se avessero un difetto, come una pessima linea dorsale o andatura imperfetta sarebbero considerati difetti. Il cane DM / DM deve essere considerato con un difetto peggiore di quello che risulta DM/ n. I selezionatori del campo cinofilo potrebbero continuare a fare ciò che gli allevatori zootecnici di coscienza hanno sempre fatto: basando le selezioni per l'allevamento alla luce di tutti i punti di merito dei cani e di tutti i loro difetti. Con questo approccio per molte generazioni, si dovrebbe ridurre in modo sostanziale la presenza della DM, pur continuando a mantenere e migliorare quelle qualità che hanno contribuito alle diverse razze canine. Riassunto: Si consiglia di allevatori di cani prendere in considerazione i risultati dei test di DM per pianificare i loro programmi di allevamento, tuttavia, essi non dovrebbero enfatizzare questo risultato del test. Invece, il risultato del test è un fattore tra i tanti in un programma di allevamento equilibrato.” 
(traduzione dell’articolo tratto da una pubblicazione su UniMissouri, vedi link integrale in “fonti”) 

In conclusione è auspicabile che vengano testati quanti più cani possibile, di modo che, avendo una conoscenza più obbiettiva della diffusione di questo gene, si possa allevare con equilibrio anche in considerazione di questa tanto rara, quanto terribile malattia.

Fonti: - Pubblicazione PNAS - OFA - Università Missori-Columbia

 

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