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Muscoli in bianco - il duro della Pampa

La monografia del Dogo Argentino di Piero Renai Della Rena;
tratto dal n° 1 gennaio 1998 di "CANI - una rivista di razza"

La reputazione sbagliata Argentino, anzi «criollo», come il tango, la pampa, i gauchos e Maradona.
In Italia apparve per la prima volta nel 1975 importato da un cinofilo lombardo. Entrò con la reputazione sbagliata di ferocissimo ammazzatutti, il che non gioca a favore dei successo di una razza; molta curiosità ma scarsa fortuna, tanto che ancora nel 1980 i cani iscritti ai Libri Origine Italiani non furono che 17.
Poi grazie alla passione, all'intelligenza e ai sacrifici di alcuni nostri allevatori che hanno lavorato nella direzione giusta (e mi piace ricordare Rossella Petrelli della Mezzaluna, Bueti dei Falchi Bianchi, Vianini dei Vianini, Val Curone della Concordia, de los Padres e del Settimo Sigillo) questa bella razza ha iniziato a decollare riscuotendo il successo che merita, tanto che le registrazioni odierne toccano quota 390.
I nostri allevatori hanno lavorato davvero nell'interesse della razza selezionando non solo sulle caratteristiche tipologiche, costituzionali e morfologiche, ma anche su quelle caratteriali, le quali si compendiano in una parola: equilibrio. Dei resto questa è la qualità di base indispensabile in un cane utile.
A eccezione di alcune razze che sono state pochissimo manipolate a causa dell'isolamento geografico e che sono definite «naturali», tutte le razze moderne sono frutto di una lunga catena di incroci più o meno mirati.
Il dogo, razza criolla, cioè argentina puro sangue verace, è un vero cocktail genetico, La razza fu costruita intorno agli anni '20 dai fratelli Martinez, quindi sulla sua storia possiamo dire di sapere tutto senza ricorrere a più o meno attendibili supposizioni, come avviene quando si cerca di risalire alle origini di tante razze. Nel caso del dogo abbiamo delle solide certezze. Grazie ai Martinez, a Otto Schimpf e a Candida Pialorsi Falsina autrice di una preziosa monografia, nella genealogia di questa razza troviamo: bull dog, bull terrier, alano, mastino spagnolo, irish wolfhound, perro de presa de Cordoba, dogue de Bordeaux e perfino il pointer. Dalla distillazione di questa sapiente alchimia è sorto il dogo moderno, il cui primo standard è stato approvato dalla FCI nel 1973.
La cultura del... dolore C'è una certa propensione tipica della cultura ispanica allo spettacolo, al dramma truce che si manifesta anche in particolari tipi di sport e giochi.
Ovviamente non solo la corrida con le sue profonde radici nel folklore nazionale, ma anche il combattimento fra cani.
Questo è ufficialmente proibito in tutti i paesi occidentali (risale al 1835 in Inghilterra la legge contro la crudeltà inflitta ad animali), ma clandestinamente lo si pratica ancora. Anche da noi. In Spagna si allevano ancora razze come il perro da presa. La colonizzazione spagnola in America Latina introdusse il costume dei combattimenti di cani contro cinghiali, puma e giaguaro; la sconfinata estensione del territorio incolto e l'abbondanza di selvaggina fecero dell'Argentina un vero paradiso per i cacciatori. Lunghi spostamenti a cavallo seguiti dai cani che una volta trovato il selvatico lo bloccavano azzannandolo al muso e al collo, finchè l'arrivo del cacciatore col suo affilato pugnale concludeva il dramma. Per battersi contro grossi mammiferi decisi a vender cara la pelle erano necessari dei cani robusti, combattivi, di fortissima tempra e grande potenza. Data la particolare asprezza del suolo argentino, dal pantano delle pampas alla impenetrabilità della foresta, alle insidie della Cordigliera, nessun cane europeo avrebbe potuto fornire un servizio adeguato. Fu per tale motivo che i fratelli Antonio e Augusto Martinez decisero di creare una razza adatta alla particolarità sia ambientale che venatoria della regione.
Base di partenza fu il cane locale, un po'guardiano, un po' cacciatore, un po' lottatore. Di taglia media e di mantello generalmente bianco. Alano e bulldog, pointer e levriero, boxer, mastino e dogue de Bordeaux infusero nel patrimonio genetico della nuova razza statura, potenza, olfatto, resistenza, tempra e velocità. Il dogo argentino era nato; era il 1928. La razza è oggi allevata in tutta Europa; da noi, dove giunse a metà degli anni '70, ha raggiunto un eccellente livello qualitativo, sia morfologico che caratteriale. Mi ha molto impressionato l'immagine di un poderoso soggetto dei Falchi Bianchi annusare teneramente il faccino di Gabriella Bueti che gli sta a cavalcioni con fiducia assoluta. Essendo stata presentata dalla Federazione Argentina la razza come segugio (data la sua tipica utilizzazione venatoria) la FCI l' ascrisse al gruppo 6 (segugi da grossa selvaggina); in seguito la Commissione Standard decise per l' iscrizione al gruppo 2 fra i molossoidi, che è tecnicamente più appropriato.

Per avere il rispetto di questo splendido cane bisogna trascorrere con lui molto tempo, giocando in piena libertà e dando sfogo alle sue doti di sportivo. Solo comportandosi in questa maniera sarà possibile ottenere una ubbidienza intelligente e la sua aggressività sarà limitata solo ai casi di effettiva necessità.

Espressione dogo a tutta potenza
Il dogo è un mesomorfo mesocefalo. Queste denominazioni si riferiscono a precisi indici costituzionali che sono di primaria importanza per definire l'entità della massa del soggetto; in pratica il rapporto fra diametro trasversale e diametro longitudinale. L'indice costituzionale si determina moltiplicando per 100 la lunghezza del tronco (dalla punta della spalla a quella della natica) e dividendo il prodotto per il perimetro toracico. Il mesomorfo (indice dall'82 all'83) è un soggetto di buon equilibrio delle masse rispetto alla lunghezza del tronco e degli arti. La mesocefalia è espressa dal rapporto esistente fra la lunghezza della testa (dal margine anteriore del tartufo alla cresta occipitale) e la sua larghezza (fra le arcate zigomatiche). Nel dogo il rapporto di lunghezza fra cranio (dallo stop all'occipite) e muso (dallo stop al margine superiore del tartufo) è di 1:1.
Un buon rapporto con il dogo si può costruire solo improntandolo all'insegna dell'equilibrio, evitando cioè gli estremi. Bisogna porre molta attenzione a non attribuirgli una superiorità gerarchica che lo renderebbe dominante o, all'opposto, a non sottometterlo in maniera troppo rigida e coercitiva, provocando una reazione che porterebbe all'isolamento sociale E' una testa pesante ma asciutta che dà un'impressione di grande potenza.
Questa impressione ci viene dall'eccezionale sviluppo dei muscoli masticatori (masseteri) e delle arcate zigomatiche.
Il profilo superiore dei cranio è dato da una linea convessa: lo stop è segnato dolcemente e il profilo della canna nasale è diritto.
Lo standard non fa riferimento al rapporto fra loro degli assi superiori del cranio e del muso ma essi sono paralleli; parla invece di cranio «da masticatore e da fiutatore».
Il significato è chiaro: abbiamo un cranio massiccio, largo, possente che fornisce buon attacco ai muscoli masticatori. Per fiutatore si riferisce a una conformazione che può ricordare quella del pointer.
Mascella e mandibola sono larghe e forti e gli incisivi inferiori sono ben distanziati e disposti su una linea larga e assai arrotondata. Un dogo col muso appuntito non sarebbe più un dogo. Occhi assai distanziati, leggermente ovalizzati (posizione sub-frontale), scuri, con orli palpebrali scuri. Le orecchie sono inserite alte, ben al di sopra degli zigomi; sono piccole, triangolari e piuttosto spesse. Possono essere amputate o secondo le convenzioni del Consiglio Europeo lasciate integre. Labbra non flaccide e cascanti. Coprono la mandibola appena.
Sono spesse, aderenti, stirate e pigmentate di nero.
Chiusura della dentatura a forbice. Lo standard è tollerante riguardo alla possibile assenza di un premolare ma raccomanda e con molta ragione che la dentatura sia sana, pulitá, forte e ben sviluppata. No a quei piccoli incisivi a «chicco di riso». Ci sono razze per le quali (per me ingiustamente) la mancanza di un PM 1 anche in un soggetto di grande qualità morfologica è considerata un disastro mentre si trascurano difetti di molto maggior rilievo. Qui termina la descrizione della testa che copre quasi la metà di tutto lo standard, il che ci dà la misura che l'importanza di questa regione ha agli occhi dei compilatori, ma non fornisce indicazioni sul rapporto fra lunghezza del tronco e altezza al garrese, un elemento questo molto importante per definire l'architettura somatica della razza; tuttavia data la marcata costituzione molossoide del dogo dobbiamo ritenere che la costruzione sia leggermente rettangolare. Leggermente perché essendo il dogo un galoppatore non può essere basso sugli arti.
L'occipite non è visibile essendo ricoperto dal legamento sopra spinoso e cervico auricolare. Il collo è di potenza taurina; arcuato, elegante, rivestito da muscoli molto sviluppati, particolarmente il trapezio cervicale, lo splenio e l'angolare della scapola. Pelle spessa, abbondante, formante buona giogaia, ma non come nel mastino napoletano. Torace ben cerchiato, assai capace, profondo, disceso.
Non bisogna dimenticare che per i Martinez e i primi compilatori dello standard la preoccupazione era quella di rendere l'immagine di giusto equilibrio fra massa, potenza e attitudine al galoppo resistente e veloce da mezzofondista; quindi né arti troppo corti né torace a botte (vedi il bulldog), il che nell'architettura generale avrebbe comportato sì un petto largo ma anche arti anteriori troppo distanziati fra loro e, per conseguenza, mobilità impacciata.

Una razza di sostanza

Bisogna rendersi conto che molti standard (e anche questo) non sono stati compilati da professori di zoognostica e anatomia animale, quindi certe espressioni sono imprecise e debbono essere interpretate; bisogna cogliere il messaggio nascosto sperando di non tradire la volontà di coloro che furono i padri della razza e quella che era stata la loro immagine del cane ideale. Essi volevano un cane rustico, dalle reazioni energiche, possente ma agile, muscoloso ma nevrile; quindi ritengo che quella «spalla alta e forte» debba essere letto, assieme a «colonna vertebrale alta a livello della spalla» come: garrese alto e prominente, e profilo superiore dorso-lombare rampante. Tralascerei la «depressione simile a una poltrona» e il «canale lungo la colonna vertebrale», francamente pochissimo chiari, per dire che al garrese alto e a un dorso diritto segue un tratto lombare dolcemente convesso (altrimenti avremmo un rene piatto: difetto assoluto). Ma (questo sì che è di importanza fondamentale e ritengo che sia quanto i compilatori dello standard intendessero farci capire) i muscoli del tratto dorso-lombare, che sono il legamento cervicale e sopra spinoso dorso-lombare, gran dorsale, ileo spinale, debbono assolutamente essere tonici, plasticamente rilevati, elastici, potenti. Lo stesso deve essere detto dei muscoli della groppa, della coscia e della gamba. E interessante rilevare quante volte nello standard ricorra l'aggettivo «muscoloso». Del resto tutto ciò rientra nel quadro generale di un cane mesomorfo pesante, dotato di buon osso e costanza, atletico ed energico. Angoli articolari, sia lo scapolo-omerale e omero-radiale che femoro-tibiale e tibio-tarsico mediamente chiusi; il dogo galoppatore non è né un pastore tedesco né un chow chow. Coda portata a scimitarra, grossa alla radice, lunga fino al garretto. Altezza: tassativamente non sotto i 60 cm per maschi e femmine. Lo standard precisa 60/65. Peso dai 40 ai 45 kg. Mantello: pelo corto, raso, di tessitura media, lucido.
Colore: bianco. Questo è un punto importante; è desiderato privo di macchie e macchioline; latteo. Ragione di questo attento richiamo dello standard è dovuto alla necessità di eliminare ogni traccia di ritorni genetici di qualcuna delle razze che contribuirono alla formazione del dogo moderno dal cui patrimonio genetico deve esserne tolta ogni traccia. Un problema della razza che però sembra attualmente eliminato almeno nell'allevamento italiano e quello della sordità trasmessa da uno stallone bull terrier. Per il resto la razza sembra essere nel complesso esente da tare genetiche.
ll dogo attuale è un cane molto equilibrato, calmo, con un elevato livello di tolleranza. Non teme niente e nessuno, caratteristica che fa sì che, a differenza di altre razze, non manifesti mai un comportamento aggressivo come reazione alla paura. La sua insensibilità al dolore è già leggenda.
Si tratta di un carattere ereditario che lo porta a continuare a lottare anche se gravemente ferito. Il mantello dei dogo argentino deve essere completamente bianco, caratteristica che in origine e negli esemplari utilizzati per lavoro ne consente una facile individuazione nei boschi.
Sono tollerate piccole macchie nere sulla testa. La sua altezza è compresa fra i 60 e i 65 cm per un peso che va dai 40 ai 45 chili. Nelle foto che corredano la monografia alcuni esemplari dell' allevamento «dei Falchi bianchi» a Colle Val d'Elsa in provincia di Siena.
Vi abbiamo presentato un combattente eccezionale, capace di lottare fino alla morte per difendere il suo padrone; un cacciatore e un atleta; un guardiano attento e incorruttibile della casa.

Ma non dimenticate che tutte queste caratteristiche sono proprie di un cane estremamente equilibrato, dal carattere dolce, affettuoso e giocherellone.
Un cane completo dunque, da scegliere tranquillamente come compagno di vita.

Sito consigliato dallo staff: www.falchibianchi.it 

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